La Comunicazione Non Violenta e il Counseling

La Comunicazione Non Violenta e il Counseling
Il contenuto di questo articolo è il capitolo 4.3 del “Manuale per la formazione in counseling”, progetto editoriale pubblicato in corso d’opera in questo stesso blog.
Per averne il quadro completo, clicca qui.
4.3 La Comunicazione Empatica, Non Violenta
La Comunicazione Empatica, Non Violenta , di cui qui tratteremo è una libera reinterpretazione del modello di Comunicazione Non Violenta (d’ora in poi chiamata CNV) proposto da M.B. Rosenberg, con il suo “Le parole sono finestre, oppure muri”, Edizioni Esserci, 2003.
Per noi counselor, questo tipo di comunicazione è una competenza personale-professionale fondamentale; per questo, ogni qual volta qui parleremo di “comunicatore non violento” sarà come se stessimo parlando di noi counselor.
L’ispirazione di base della CNV è di comunicare assumendosi la responsabilità di farlo con forme di comunicazione che prevengano ogni correlato di sofferenza o, quando questa è inevitabile, almeno la contengano il più possibile.
È questa la volontà che accomuna Counseling e CNV: diminuire il più possibile (fino ad escluderla) la sofferenza tra i parlanti; ovvero accoglierla, dandogli contenimento, affinché possa essere valorizzata e gestita.
L’attenzione al contenimento della sofferenza è, per un comunicatore non violento, non solo una questione di etica, è assolutamente un principio metodologico, la cui importanza si collega alla necessità di stabilire il miglior clima emotivo-relazionale possibile, in grado di meglio sostenere, l’incontro, il contatto, l’intesa tra i parlanti.
Comunichiamo in modo Non Violento perché, prima di diventare una prassi interiorizzata della nostra personalità, la CNV è un modo di comunicare che più di altri rende efficace il comunicare, sia perché favorisce il contatto e l’intesa tra i parlanti, sia perché aumenta di gran lunga le possibilità di ottenere quello che si vuole (o qualcosa di molto vicino), l’uno dall’altro.
La CNV, quindi, in particolare, è una competenza relazionale di straordinaria importanza per la gestione di ogni situazione di conflitto interpersonale.
La CNV è una competenza relazionale che richiede buoni stati di consapevolezza personale per essere agita.
Parliamo qui di “consapevolezza personale” nei termini più volte presentati, in questo manuale: <<stato di adeguato contatto con quanto stiamo pensando (giudizi, immaginazioni, riflessioni, analisi, ragionamenti), quanto stiamo sentendo (emozioni, sentimenti, sensazioni), quanto stiamo facendo (atteggiamenti comportamentali, automatismi nevrotici, comportamenti ed azioni). Un contatto che ci permette di RICONOSCERE le interazioni tra quanto sentiamo, pensiamo e facciamo, spingendoci a meglio gestirle, muovendoci verso pensieri, comportamenti e sentimenti funzionalmente in grado di portarci a meglio soddisfare i nostri bisogni, facendoci stare meglio ed in sano equilibrio con l’altro, alias con l’intero nostro ambiente>>.
Ma la CNV, oltre a richiedere buoni stati di consapevolezza personale per essere agita, è, altresì, una modalità di comunicare che attiva e sviluppa migliori stati di consapevolezza personale, sia in chi comunica in modo non violento, sia in chi tale comunicazione riceve.
Ripensando alla definizione di Counseling, su cui insistiamo, in e con questo manuale, come non riconoscere la coincidenza di spirito, intenzione e modalità operative, tra quelle di un Counselor che fa Counseling e quelle di un Comunicatore Non Violento cha fa CNV?!
Ricordiamo che la definizione di Counseling, che più ci sta a cuore e che più “permea” le pagine di questo manuale, è quella che dice:
<<Il Counseling è la forma d’aiuto professionale praticata da un Counselor, principalmente, in forza di uno specifico e particolare modo di stare con se stesso, in relazione con i propri clienti; interagendovi intenzionalmente con pratiche volte ad avviare-rilanciare-sostenere, negli stessi, sviluppi di consapevolezza personale tali da migliorarne significativamente le capacità/possibilità di affrontare più efficacemente le situazioni problematiche che stanno vivendo e rispetto alle quali chiedono aiuto>>.
La consapevolezza, eo ciò che facciamo per sostenerla, è alla base sia del fare Counseling, sia del Comunicare in modo Non Violento.
Apprendere la CNV è una via che sostiene le nostre possibilità di fare Counseling.
Imparare a fare Counseling è una via che sostiene la capacità di Comunicare in modo Non Violento.
La CNV, come la relazione di Counseling, è un processo che si sviluppa sulla continua riproposizione circolare di una procedura articolata in specifiche fasi, che per la CNV sono le seguenti 4:
1) Osservare e descrivere i fatti senza giudicare.
Sviluppiamo la capacità di osservare e di descrivere in modo chiaro e neutro gli elementi inerenti lo specifico relazionale in essere.
2) Identificare ed esprimere emozioni e sentimenti.
Quali sono? Come riconoscerli e gestirli?
3) Riconoscere necessità, bisogni, valori, e considerarli nella comunicazione.
Ogni volta che un bisogno, un valore importante non è soddisfatto, stiamo male.
Le sensazioni, i pensieri, le emozioni sono segnali che rivelano i nostri veri bisogni e ci aiutano a capire cosa ci serve, cosa è importante per noi, che direzione dare alla nostra crescita.
4) Esprimere richieste chiare e negoziabili.
Poggiandoci sulla consapevolezza dei nostri bisogni, impariamo a formulare delle richieste concrete, in modo efficace, empatico, rispettoso di noi stessi e degli altri; impariamo a chiedere evitando di dare ordini, manipolare o cercare di obbligare l’altro a fare quanto vogliamo; impariamo ad esprimere una richiesta negoziabile e a cercare insieme all’altra persona una soluzione benefica per entrambi.
La CNV si poggia su COMPETENZE quali:
- La capacità di osservare e di descrivere in modo chiaro e neutro i fatti concreti che producono i nostri malessere.
- La propensione all’ascolto attivo: mi fermo, ascolto, divento consapevole del sistema nel quale sono immerso, rifletto, agisco.
- L’empatia
- La capacità di individuare motivazioni e obiettivi delle parti in gioco
- L’abilità di formulare richieste in modo più efficace.
Non sono queste le stesse competenze su cui si poggia la capacità di fare Counseling?
Una differenza importante tra il modello di CNV qui richiamato e quanto rilevato con la mia esperienza di counseling è la priorità data al “Sentire”.
Un counselor non parte dall’osservazione/descrizione non giudicante di quanto è oggetto del proprio lavoro, parte dal mettere a fuoco emozioni, sentimenti, bisogni, di chi con tale “oggetto” è coinvolto, perché ha ben chiaro che trovare un accordo su un “fatto oggettivo” oggettivi è molto più possibile se prima ci si è incontrati sul piano di emozioni, sentimenti e bisogni in campo.
Vediamo adesso un caso, pratico, di conflitto interpersonale, gestito e risolto per il tramite del ricorso alla CNV.
Il caso è quello di una donna che, ogni volta che ha bisogno di usare l’auto di famiglia, si scontra col marito, che fa di tutto per distoglierla dal farlo.
Il caso viene portato come oggetto di lavoro in un laboratorio di formazione partecipata, sulla CNV, gestito alla scuola IN Counseling Lo Specchio Magico Torino.
Questo il modo in cui è stato “lavorato”:
- Partecipanti al laboratorio una decina di allievi della scuola e il trainer/conduttore del laboratorio stesso, seduti in cerchio; Maria (nome di fantasia della donna in oggetto) racconta ai partecipanti il suo caso, più o meno nei seguenti termini:
– ho 50 anni e sono sposata da circa trenta; in famiglia abbiamo un’auto che usa praticamente sempre mio marito; ogni qualvolta voglio usarla io, autonomamente, devo sorbirmi lo stress di mio marito che fa di tutto per convincermi a non usarla, lamentandosi del fatto che, secondo lui, non sono sufficientemente capace di guidare da sola (sì, perché con lui a fianco, il problema, sostanzialmente, non si pone) e quindi farò sicuramente qualche danno. Così il più delle volte succede che lascio perdere, non prendo la macchina e mi aggiusto in altro modo, ma questa cosa non mi va giù per niente.
- Abbiamo già introdotto la CNV come un processo che si sviluppa, circolarmente, in contatto parallelo con una procedura articolata in 4 fasi; la prima è quella dell’ “osservare i fatti senza giudicarli”; ai partecipanti viene chiesto di individuare i fatti che ricorrono nel caso in esame; quali sono questi fatti?
I primi che vengono individuati sono i seguenti:
– in famiglia c’è un auto sola, che è sostanzialmente di uso/gestione del marito
– quando a Maria capita d’aver voglia/bisogno di utilizzarla in proprio, autonomamente, lo chiede a suo marito,
– che si adopera per distoglierla da questa intenzione,
– col risultato che Maria desiste, rammaricandosene, dall’usarla.
Sono tutti qui i “fatti” o c’è dell’altro?
- Il trainer e il gruppo confrontano Maria sugli altri fatti che potrebbero individuare il caso; emergono, così, questi altri:
– l’uso dell’auto è un “dominio” del marito, riconosciuto dalla stessa Maria;
– il marito supervisiona e governa l’utilizzo dell’auto da parte di Maria, che, pur con malcontento, accetta la cosa;
– il mese scorso, uscendo in auto dal garage, Maria ha urtato contro un muretto, arrecando danno all’auto stessa;
– Maria è disoccupata e dipende economicamente (e un po’, psicologicamente) dal marito.
- L’individuazione e la descrizione dei fatti è la fase che M.B. Rosenberg pone (nel suo libro “Le parole sono finestre, oppure muri”) come prima tappa del processo di CNV.
Per noi counselor, però, viene prima il sentire.
La prima cosa che facciamo è quella di metterci in ascolto, prestando attenzione a cosa sentiamo, propriocettivamente, a livello di emozioni, sentimenti, sensazioni, per riconoscere se, quanto e come, ciò che sentiamo stia influenzando quanto stiamo analizzando, come inventario dei fatti che caratterizzano il caso su cui vogliamo lavorare.
Il nostro metterci in ascolto è condizione indispensabile per riuscire a osservare i fatti e a descriverli senza giudizio.
Ed è, altresì, quanto serve per accedere alla seconda fase del processo di CNV: “Identificare ed esprimere emozioni e sentimenti”.
- Le emozioni e i sentimenti in causa sono quelli provati da Maria e da suo marito, circa la richiesta di Maria di usare, in proprio ed autonomamente, l’auto di famiglia.
Trainer e gruppo di partecipanti confrontano Maria sulle emozioni e i sentimenti in ballo; ma prima, ciascun partecipante offre a Maria un proprio feedback sulle emozioni e i sentimenti che, mettendosi in ascolto, ha potuto sentire e, quindi, ha potuto riconoscere come emozioni/sentimenti potenzialmente/possibilmente provati, nelle circostanze del caso in esame, dalla stessa Maria e da suo marito.
Il valore di questi feedback è di inventariare le possibili emozioni e i possibili sentimenti in gioco, per potersi, poi, su questi confrontare e individuare quelli ai quali Maria potrà riferirsi nel mettere in atto la sua CNV, con suo marito, con l’obiettivo di riuscire a gestire, soddisfacentemente, il proprio bisogno di utilizzare, autonomamente, l’auto di famiglia.
- Già! Perché alla base di un ricorso alla CNV (come a quella del ricorso a un counselor) c’è un qualche bisogno da soddisfare, e questo deve essere chiaro alla coscienza del comunicatore non violento, pena l’inefficacia del proprio comunicare.
Il bisogno di Maria di utilizzare l’auto è la punta di un iceberg di bisogni sottostanti, molto probabilmente ancora più importanti.
Così come il comportamento del marito, volto a farla desistere, è una risposta che è mossa da precisi bisogni, sostenuti da specifiche necessità emotive e da importanti valori morali/culturali.
Insomma, ci stiamo interessando all’intero universo di elementi costituenti le fasi 2) e 3) del modello di CNV, che stiamo qui trattando [fase 2): Identificare ed esprimere emozioni e sentimenti; fase 3): Riconoscere necessità, bisogni, valori]; questo nostro interessamento è volto ad inventariare, quindi, emozioni, sentimenti, necessità, bisogni, valori, sia di Maria, sia di suo marito.
- Identificare emozioni e sentimenti servirà a Maria per poterli esprimere, facendoli così “pesare” nella propria comunicazione; riconoscerli servirà a tutti noi per aiutarci a comprendere e valorizzare le necessità, emotivo-sentimentali e valoriali-culturali, in gioco, ci servirà a confrontarci con Maria su di queste, aiutandola a inquadrarle nella comunicazione non violenta che gestirà con suo marito, al fine di ottenere, rispetto a ciò che vuole, il meglio di quanto può ottenere!
- Il lavoro di gruppo effettuato ha prodotto l’identificazione delle seguenti emozioni/sentimenti:
– per Maria: dispetto, rabbia, paura e insicurezza (di non riuscire effettivamente a farcela a guidare da sola senza fare qualche danno, ma, soprattutto, rispetto alla sua condizione di donna, dipendente dal marito, per la propria condizione di disoccupata),
– per suo marito: preoccupazione (per eventuali esborsi economici, difficili da sostenere, vista la disoccupazione di Maria), insicurezza, stress, affetto/amore (legame sentimentale con Maria, in forza del quale desidera che alla stessa non capiti nulla di male).
- A quali bisogni, a quali norme e valori si collegano le emozioni di Maria e di suo marito?
Mettersi in ascolto, entrare immaginariamente nella scena, ora nei panni di Maria, ora in quelli di suo marito, confrontarsi sull’esperienza fatta, ne facilita il riconoscimento, da parte di tutto il gruppo e di Maria stessa.
– Maria: bisogno di autonomia, indipendenza, affermazione personale; bisogno di riconoscimento del proprio valore di persona e, forse anche, di donna; necessità pratica di utilizzare un mezzo più comodo per il disbrigo di ordinarie faccende; identificazione culturale-valoriale a un modello sociale di donna autonoma, indipendente, emancipata da ogni rapporto di dipendenza.
– Marito: bisogno di sicurezza (che non succeda nulla alla macchina e alla moglie) e tranquillità (emotiva e pratica, non doversi caricare delle incombenze conseguenti un eventuale incidente); bisogno (magari nevrotico?) di controllo (Maria può guidare l’auto, quando c’è lui a fianco); identificazione culturale-valoriale con un modello para-patriarcale, di uomo che sovrintende alle attività delle donne della famiglia.
- Dopo aver osservato e descritto i fatti, identificato emozioni e sentimenti, riconosciuto bisogni, necessità e valori, passiamo alla fase 4: “Esprimere richieste chiare e negoziabili”.
Segmentare un processo nelle fasi che lo compongono ci aiuta a comprendere il rapporto/differenza tra procedura (successione programmatica, in questo caso, di 4 specifiche fasi) e processo (successione di accadimenti imprevedibili, anche se fra loro assolutamente collegati e interdipendenti; in questo caso, risposte emotive e comportamentali e loro effetti pratici, che scaturiscono dalla procedura messa in atto ).
La CNV si fonda su tre presupposti “filosofici” fondamentali:
- Fare richieste che possano essere accettate.
- Una richiesta per essere accettata ha bisogno di condizioni favorevoli, prima fra tutte l’incontro tra richiedente e ricevente.
- Creare le condizioni perché le proprie richieste vengano accettate è una responsabilità del comunicatore non violento.
Nella CNV, osservare e descrivere i fatti, identificare ed esprimere emozioni e sentimenti, riconoscere bisogni, necessità e valori, condividerli con forme gentili e accomodanti, é il piano strategico che serve per creare le migliori condizioni relazionali (in primis incontrarsi, l’uno con l’altro) affinché le nostre richieste possano essere accettate!
Comune denominatore di ogni modello di comunicazione efficace è il ruotare intorno, e puntare, alla formulazione di richieste che possano essere accettate, lavorando strategicamente alla creazione delle migliori condizioni in grado di sostenerne l’accettazione, anche, di quelle più ardite.
Insomma: l’unica richiesta che val la pena d’essere fatta è quella che può essere accettata, tutte le altre richieste sono tempo perso e frustrazione.
Nel caso qui trattato, quale richiesta potrà formulare Maria, e come, per portare a compimento il proprio piano di CNV?
Abbiamo già detto che osservare e descrivere i fatti, identificare ed esprimere emozioni e sentimenti, riconoscere bisogni, necessità e valori, è il piano procedurale sul quale la CNV si poggia per dispiegare il suo processo.
Gli accadimenti che auspichiamo accadano, in forza della CNV che Maria porrà in atto, sono innanzitutto i seguenti:
Il marito,
– vedendo riconosciuti i propri bisogni/necessita e sentimenti
– avendo avuto rassicurazioni su di una buona gestione degli stessi
– si aprirà a una comprensione dei bisogni/necessità/sentimenti di Maria
– e, avendo ricevuto da Maria una buona richiesta (bontà che non si esaurisce nel suo essere potenzialmente esaudibile), insieme ala stessa si adopererà alla ricerca di una buona risposta, per se stesso e per Maria, circa la volontà/bisogno di Maria di utilizzare, all’occorrenza, l’auto di famiglia, in autonomia e indipendenza.
Prima di addentrarci verso la conclusione di questa storia, abbiamo bisogno di spendere ancora alcune parole sulle caratteristiche di una buona richiesta.
Per arrivare a formulare una buona richiesta, innanzitutto abbiamo bisogno di sapere cosa vogliamo.
Stare nel processo della CNV, seguendone la procedura, aiuta Maria a chiarirsi le idee sulla propria volontà.
Il piano procedurale del “osservare e descrivere i fatti, identificare ed esprimere emozioni e sentimenti, riconoscere bisogni, necessità e valori”, nel nostro modello di Comunicazione empatica, Non Violenta, vale come procedura che il comunicatore non violento applica innanzitutto su se stesso (cioè parte dal interrogarsi su cosa è successo, per lui, qual è il proprio sentire, quali sono i propri bisogni e i propri valori in gioco).
Maria esplora, innanzitutto, fatti, emozioni, sentimenti, bisogni, necessità e valori propri, o che comunque la riguardano.
In sostanza si mette in ascolto (nell’accezione trattata in questo manuale) e, stando in ascolto, dopo aver analizzato se stessa, si rivolge a suo marito, immedesimandosi in lui, esegue la stessa procedura analitica.
È questa “procedura” che le permette (nel nostro caso, aiutata da un gruppo di formazione, ma, altrimenti, facendo da sola!) di mettere a fuoco il proprio e l’altrui punto di vista sui fatti in questione, con i correlati elementi di sentimenti, bisogni, ecc. ecc.
Quando tutto ciò si compirà, Maria avrà ben definito la propria volontà e avrà buone probabilità di formulare una richiesta che suo marito, con molte probabilità, potrà accogliere.
Abbiamo ancora bisogno di specificare che, l’incedere procedurale della CNV, è il piano su cui si svolge il processo di formulazione della richiesta che andremo a fare (nel senso che la richiesta che arriveremo a fare, non potrà essere preordinata, ma sarà una risultante del processo che l’esecuzione del piano procedurale della CNV svilupperà).
Se la richiesta è frutto di un processo, noi possiamo pure avere aspettative, speranze e idee preordinate su ciò che arriveremo a chiedere, ma ci servirà essere aperti alla scoperta di nuove possibilità, relativamente a quanto finiremo col chiedere, perché, in ultima istanza, la nostra richiesta finale si delineerà come risultato del processo stesso.
Nel caso di Maria qui trattato, la richiesta preordinata avrebbe certamente potuto essere un qualcosa tipo: “voglio poter prendere liberamente la macchina quando mi serve”.
Vedremo come la cosa si sviluppa, nel nostro laboratorio di formazione partecipata della CNV.
- Dunque, abbiamo osservato e descritto i fatti, identificato emozioni e sentimenti, riconosciuto bisogni, necessità e valori, quindi ci siamo rivolti all’individuazione della volontà di Maria (“voglio poter prendere liberamente la macchina quando mi serve”), ma nel farlo, confrontando tale volontà con il piano di fatti, emozioni, sentimenti, bisogni, necessità e valori in ballo, ci siamo tutti resi conto, Maria in primis, che la sua volontà era cambiata.
A questo punto, il trainer conduttore del laboratorio chiede a Maria di mettere in scena, seguendo il piano procedurale della CNV (1. Osservare e descrivere i fatti; 2. Identificare ed esprimere emozioni e sentimenti; 3. riconoscere e considerare, nella propria comunicazione, bisogni, necessità e valori; 4. Fare una richiesta che possa essere accettata/negoziata) un dialogo immaginario con suo marito, interpretando entrambe le parti, di se stessa e di suo marito, avvicendandosi tra le stesse, e chiede al gruppo di osservare la scena, stando in ascolto, perché alla fine, a ciascun partecipante, verrà chiesto di dare un feedback.
L’intenzione di questo lavoro è di far svolgere a Maria un’esercitazione, che rappresenti per lei una vera e propria esperienza di vita dalla quale apprendere nuove possibilità/modalità di gestione delle proprie difficoltà; arricchendo quindi la propria esistenza di nuove competenze comunicazionali-relazionali, che ne miglioreranno i risvolti.
Prima di passare alla messa in scena, ricordiamo il nostro “inventario” di fatti, emozioni, sentimenti, bisogni, necessità, valori.
FATTI:
– in famiglia c’è un auto sola, che è sostanzialmente di uso/gestione del marito
– quando a Maria capita d’aver voglia/bisogno di utilizzarla in proprio, autonomamente, lo chiede a suo marito,
– che si adopera per distoglierla da questa intenzione,
– col risultato che Maria desiste, rammaricandosene, dall’usarla.
– l’uso dell’auto è un “dominio” del marito, riconosciuto dalla stessa Maria;
– il marito supervisiona e governa l’utilizzo dell’auto da parte di Maria, che, pur con malcontento, accetta la cosa;
– il mese scorso, uscendo in auto dal garage, Maria ha urtato contro un muretto, arrecando danno all’auto stessa;
– Maria è disoccupata e dipende economicamente (e un po’, psicologicamente) dal marito.
EMOZIONI E SENTIMENTI:
– Maria: dispetto, rabbia, paura e insicurezza (di non riuscire effettivamente a farcela a guidare da sola senza fare qualche danno, ma, soprattutto, rispetto alla sua condizione di donna, dipendente dal marito, per la propria condizione di disoccupazione)
– Marito: preoccupazione (per eventuali esborsi economici, difficili da sostenere, vista la disoccupazione di Maria), insicurezza, stress, affetto/amore (legame sentimentale con Maria, in forza del quale desidera che alla stessa non capiti nulla di male)
NECESSSITA’, BISOGNI, VALORI:
– Maria: bisogno di autonomia, indipendenza, affermazione personale; bisogno di riconoscimento del proprio valore di persona e, forse anche, di donna; necessità pratica di utilizzare un mezzo più comodo per il disbrigo di ordinarie faccende; identificazione culturale-valoriale ad un modello sociale di donna autonoma, indipendente, emancipata da ogni rapporto di dipendenza.
– Marito: bisogno di sicurezza (che non succeda nulla alla macchina e alla moglie) e tranquillità (emotiva e pratica, non doversi caricare delle incombenze conseguenti un eventuale incidente ); bisogno (magari nevrotico?) di controllo (Maria può guidare l’auto, quando c’è lui a fianco); identificazione culturale-valoriale con un modello para-patriarcale, di uomo che sovrintende alle attività delle donne della famiglia.
- DIALOGO IMMAGINARIO – MESSA IN SCENA
– Maria: Carlo (nome di fantasia assegnato al marito) ho bisogno di parlarti di una cosa molto importante.
– Carlo: cosa c’è?
– Maria: Riguarda l’utilizzo della macchina.
– Carlo: hummm… oddio ancora?!
– Maria: Sì, lo so che è una questione fastidiosa e difficile per te; vorrei che tu comprendessi che lo è molto anche per me e vorrei tanto che potessimo trovare insieme una soluzione che possa andare bene a tutti e due, perché per come stanno adesso le cose è evidente che non va bene a nessuno dei due.
– Carlo: adesso non esagerare come tuo solito; a me non sembra che ci sia niente di così grave in ballo!
– Maria: magari hai ragione tu, non ci sarà niente di grave per te, ma per me, invece, il problema sta diventando insostenibile e vorrei che tu mi aiutassi a risolverlo?
– Carlo: qual è il problema?
– Maria: il problema è che quando ho bisogno di usare l’auto, per conto mio, pur essendocene la possibilità, perché è in garage e tu non la stai usando, né devi farlo, io non posso usarla, perché tu mi convinci di non farlo.
– Carlo: beh, ma se riesco a convincerti, vuol dire che alla fine sei d’accordo anche tu, quindi dov’è il problema?
– Maria: (dopo aver fatto tre lunghi respiri) Ecco, appunto, ti ho chiesto di parlare proprio perché credo d’essermi chiarita le idee sulla cosa e spero di riuscire a inquadrarla meglio e a farti vedere tante cose che finora mi sono tenuta dentro.
– Carlo: accipicchia! Sentiamo
– Maria: lo so che quando ti chiedo di usare l’auto, tu ti preoccupi, giustamente, perché mi vedi un po’ insicura alla guida e un mese fa ho pure urtato contro un muretto; lo so che ti preoccupi perché se faccio dei danni poi siamo in difficoltà a pagare le riparazioni, anche perché io non sto lavorando; lo so che ti preoccupi anche per me, perché mi vuoi bene e hai paura che mi succeda qualcosa di brutto. È così?
– Carlo: Proprio così! Non avrei potuto dirlo meglio.
– Maria: vedi come ti capisco?! Ora tu puoi capire me?!
– Carlo: certo che posso capirti, ma…
– Maria: aspetta, fai dire a me, quello che ho da dirti, poi mi dirai tu!
– Carlo: va bene
– Maria: vorrei tanto, anzi ho proprio bisogno della tua comprensione; per me è un momento difficile; vorrei tanto trovare un lavoro, per contribuire a migliorare la nostra condizione familiare e, ancor più, perché ne ho bisogno come persona; ho bisogno di cose tutte mie, ho bisogno di quell’autonomia e indipendenza personale che solo un lavoro può darmi; ho bisogno di maggiore sicurezza di potercela fare e poter guidare liberamente, quando mi serve, la nostra macchina, mi aiuterebbe a sentirmi più libera e speranzosa di potercela fare, aumenterebbe le mie possibilità di movimento e il mio sentirmi sicura e aumenterebbe così le mie possibilità di trovare un lavoro; mi sono chiare le tue preoccupazioni, le condivido, ce le ho anch’io, ma vorrei che trovassimo insieme un modo per risolverle, un modo che non si esaurisca nel semplice fatto di non farmi usare la macchina, che se da un lato ti fa stare più tranquillo, da molti altri peggiora le cose, per me, per noi, per tutti. Non trovi?
Seguire la “procedura” della CNV [1. Osservare e descrivere i fatti; 2. Identificare ed esprimere emozioni e sentimenti; 3. riconoscere e considerare, nella propria comunicazione, bisogni, necessità e valori], stando nel processo (in questo caso di accadimenti emotivi e di pensiero) che ne deriva, porta spontaneamente Maria a fare una richiesta, ben diversa da quella originaria di “voler guidare l’auto, da sola, alla bisogna”.
La richiesta espressa da Maria (“vorrei che trovassimo insieme un modo per risolvere le nostre preoccupazioni, un modo che non si esaurisca nel semplice fatto di non farmi usare la macchina, che se da un lato ti fa stare più tranquillo, da molti altri peggiora le cose, per me, per noi, per tutti”) fa coincidere, strabiliantemente, la quarta fase della procedura della CNV (Fare una richiesta che possa essere accetta/negoziata), con un accadimento-effetto di “processo” della stessa “procedura” di CNV fino ad allora messa in atto.
Sì perché tale richiesta è emersa alla coscienza di Maria, e quindi espressa, come effetto del proprio stare in contatto col processo (di sentimenti, pensieri e riflessioni) che il suo modo di comunicare sviluppava.
Stare nel processo vuol dire stare in contatto con ciò che stiamo vivendo, partendo da ciò che stiamo sentendo e facendo la spola con ciò che pensiamo e facciamo.
In altre parole, la CNV è un modello di comunicazione basato sull’ascolto attivo, tanto più efficace quanto più praticato rispettando e seguendo i principi e le tecniche presentate nei precedenti capitoli 4.1 e 4.2, di questo stesso manuale.
Torniamo al dialogo immaginario tra Maria e suo marito; coscienti del fatto che, da qui in avanti, quello che accadrà sarà funzione del processo in corso.
– Carlo: Maria hai ragione, ma non è così facile …
– Maria: senti Carlo, se il problema principale è rassicurarci sul fatto che io possa prendere la macchina, guidandola senza correre rischi di provocare danni, vorrei che tenessimo conto tutti e due, innanzitutto, che ho la patente, che guido normalmente (soprattutto quando ci sei anche tu) da molti anni e che può capitare a tutti di commettere degli errori alla guida, come d’altronde in ogni altro campo, come mi è successo un mese fa, quando ho sbattuto contro il muretto. Quella volta ero presa male perché avevamo bisticciato, ho fatto tutto con rabbia e piena di nervoso, ero agitatissima e non sono riuscita a concentrarmi bene su quello che stavo facendo, così è andata come è andata. Ma non è sempre così! Anzi posso promettere che non prenderò mai la macchina se non mi sento tranquilla d’animo e di mente; posso tranquillamente rassicurarti su questo, perché mi prendo l’impegno di farlo, e tu lo sai che se mi prendo un impegno lo rispetto, mi impegno a prestare la massima attenzione alla guida, soprattutto quando entro e quando esco dal garage e vedrai che non ci saranno problemi! va bene?
– Carlo: hummm … diciamo di sì, però facciamo cosi, prima, per un po’ di volte, fino a quando non vediamo che ti senti sicura tu stessa di uscire dal garage in modo sicuro e tranquillo, quando devi prendere l’auto, usciamo insieme dal garage, nel senso che ti sto vicino e controllo, anche dandoti le giuste dritte, affinché tu possa uscire pulita pulita dal garage; dopodiché, scendo dall’auto e tu vai dove devi andare.
– Maria: Questo solo fino a quando non ci sentiamo tutti e due sicuri che non ci sono più problemi?quindi quando ne avrò bisogno, ti chiamo, tu mi aiuti ad uscire dal garage, senza fare storie, e poi io proseguo per i fatti miei?
– Carlo: sì, proprio così e speriamo bene!
Per ora, può bastare e andare bene, a noi e a Maria, che farà propria l’esperienza vissuta con questa
“esercitazione” di CNV.
Qui possiamo dichiarare d’aver visto andare via Maria, dal nostro laboratorio di formazione
partecipata, confortata e convinta di poter riproporre, nella realtà della relazione con suo marito,
quanto sperimentato, fiduciosa di poter ottenere buoni risultati.
Risultati buoni che poi ci ha raccontato d’aver ottenuto!
La Comunicazione Non Violenta è una forma di comunicazione interpersonale empatica, particolarmente efficace ed è una competenza relazionale di straordinaria importanza e valore per chiunque.
Particolarmente utile si rivela per tutti quei professionisti/lavoratori per i quali la relazione interpersonale è un fondamento importante della propria attività professionale/lavorativa, in particolare:
- insegnanti, educatori, operatori socio sanitari, terapeuti d’ogni genere e grado;
- personale vario di enti, cooperative sociali e associazioni di volontari.
La CNV è uno straordinario modo di comunicare, che migliora la relazione con noi stessi e con gli altri, in famiglia, nella scuola, nel lavoro e tra persone di appartenenza culturale, religiosa e politica differente.
Per noi counselor, la CNV è un comunicare focalizzando l’attenzione su ciò che arricchisce il nostro stare insieme agli altri.
Consiste nell’esprimere semplicemente e onestamente i nostri bisogni, con modalità attente a scongiurare il senso di critica o di offesa che l’altro potrebbe ricevere (al di là delle nostre migliori intenzioni!).
Ci aiuta a comprendere i bisogni degli altri, distinguendoli da ogni critica, giudizio o attacco nei nostri confronti.
In queste pagine è stata fatta una presentazione, da counselor, del modello di CNV, per poterne evidenziare principi, ispirazioni e tecniche.
Leggere attentamente queste pagine aiuterà ad imparare a comunicare non violentemente, ma il riuscire a farlo non potrà che risultare da un suo apprendimento pratico, centrato sulla sua sperimentazione, organizzata in un percorso formativo più complesso, basato (come per la Formazione IN Counseling) sul far pratica dell’accogliere, ascoltare ed osservare senza giudizio, comunicando secondo i principi e metodi qui presentati (capitoli 4.1 – 4.2 – 4.3).
Questo vale per la formazione in counseling come per quella della CNV, che è uno strumento di counseling ed è un mezzo di straordinaria efficacia in ogni situazione di difficoltà relazionale.
La CNV è assolutamente indicata nella gestione di ogni conflitto interpersonale, piccolo o grande che sia. Funziona con chiunque, piccolo o grande e di qualunque sesso. Va bene in ogni contesto esistenziale, privato, pubblico, professionale. Esattamente come il counseling!
Integrare Counseling e CNV è una sorta di “upgrade” dell’uno e dell’altra, una specie di livello superiore di entrambi.
La CNV, come il counseling, ricorre a:
- parole e forme espressive che favoriscono l’incontro e la comprensione fra le persone;
- fa leva sulle emozioni, i sentimenti e i bisogni dei parlanti;
- valorizza i loro universi culturali, con particolare riferimento alle soggettive declinazioni di valori e di credenze personali;
- è orientata allo sviluppo delle condizioni che renderanno accettabili le richieste che abbiamo a cuore.
Tutti possiamo imparare a comunicare non violentemente, beneficiandone degli effetti.
Per noi counselor comunicare non violentemente non è solo utile, è indispensabile.
Per accedere alla lettura di ogni parte del “Manuale per la formazione in counseling”, già pubblicata, clicca qui.
Se vuoi contribuire alla stesura dell’opera, se sei interessato alla formazione in counseling, se vuoi diventare un counselor e ne stai valutando le opportunità,