Il Counseling, una relazione che si fa Esperienza.

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IL COUNSELING, UNA RELAZIONE CHE SI FA ESPERIENZA.

Il presente articolo è parte di un più articolato progetto editoriale, di scrittura di un “Manuale per la formazione in counseling”, cui puoi accedere cliccando qui.

Al Counseling sono associate diverse visioni, che in vario modo ne valorizzano, o marginalizzano, caratteristiche e contenuti.

La visione che preferiamo è quella di un Counseling come relazione “che” aiuta a stare meglio, chi vi si rivolge, grazie al proprio essere “una relazione che si fa esperienza”; un’esperienza dalla quale cliente e counselor apprendono nuovi modi, nuove possibilità di stare al mondo, per meglio affrontare le difficoltà esistenziali con le quali stanno facendo i conti.

Il Counseling è un’esperienza che ci mette in condizione di:

  • avere una più chiara visione e coscienza di quanto ci sta capitando e della parte che in esso vi stiamo svolgendo,
  • avere più fiducia nelle nostre possibilità di migliorare/cambiare lo stato delle cose che stiamo vivendo con difficoltà,
  • scoprire come, trovando il coraggio e la forza di farlo.

Dall’esperienza che viviamo/maturiamo facendo Counseling, sviluppiamo una più chiara e buona coscienza di quanto ci sta accadendo, questo produce fiducia nei nostri mezzi e nelle nostre possibilità di affrontarlo, che muove il nostro coraggio e attiva la nostra forza per farlo.

Il Counselor, “semplicemente”, aiuta a vivere tale esperienza.

Il Counseling è un’esperienza relazionale che valorizza le funzioni e le integrazioni dei tre registri in cui si svolge la nostra esistenza: il Sentire, il Pensare, l’Agire.

La relazione di Counseling è una relazione vera, in cui il counselor dà valore e fa leva su quanto sente, pensa e fa, e su come il proprio sentire, pensare e agire interagisce con quello del cliente, aiutando il cliente a corrispondervi in ugual modo.

Il counselor chiama il proprio cliente a vivere una vera e propria esperienza personale, di vita, coinvolgendolo in una vera e propria esperienza relazionale, in cui entrambi, counselor e cliente, partecipano attivamente.

Quello che accade nella relazione di Counseling, il modo in cui accade, è una vera e propria esperienza d’apprendimento, sia per il cliente, sia per il counselor, di cosa cambiare e come per meglio affrontare le difficoltà oggetto della relazione stessa di Counseling.

In altre parole, il Counseling funziona in quanto esperienza di tipo pedagogico, più che psicologico, intendendo per esperienza pedagogica ogni vissuto dal quale impariamo qualcosa.

Insomma, la relazione di Counseling è una leva di scoperta e apprendimento circa il cosa fare e come per migliorare i momenti critici della nostra esistenza; in questa veste, il Counseling può essere una chiave di crescita importante, per chiunque vi si rivolga.

Un bravo counselor aiuta i propri clienti a vivere, nelle proprie relazioni di counseling, vere e proprie esperienze, dalle quali gli stessi clienti apprenderanno modi più sani e più efficaci di affrontare le loro difficoltà.

Tali esperienze sono dunque, per i nostri clienti, vere e proprie esperienze di crescita personale.

In che modo noi counselor aiutiamo i nostri clienti a viverle?

Facciamo esperienza di qualcosa, cioè la scopriamo, ne apprendiamo il senso, il valore, il funzionamento, il come ci fa stare emotivamente e sensorialmente, in forza di un’elaborazione mentale di come questo “qualcosa” si è presentato a noi, come vi abbiamo interagito, cosa questo ha prodotto.

L’elaborazione mentale, che sviluppiamo e che ci conduce al “confezionamento” di una nostra esperienza, ha tanto più valore quanto più è in grado di contenere, dando loro un senso e una funzione, il maggior numero di elementi agenti nel vissuto oggetto d’esperienza.

Gli elementi agenti nei vissuti che l’elaborazione mentale traduce in esperienza insistono su piani diversi; quelli che noi consideriamo sono quelli del Sentire, del Pensare e dell’Agire.

Individuiamo questi tre piani come i registri di ogni esperienza, perché è su questi tre piani che si muove la vita e l’esistenza umana.

Considerando l’esistenza umana una possibilità dipendente dalla capacità dei singoli individui di soddisfare i propri bisogni, considerando la soddisfazione dei propri bisogni una possibilità, per ciascun individuo, dipendente dal proprio modo di contattare l’ambiente e di starci in relazione, poiché tutto questo avviene grazie a ciò che Sentiamo, Pensiamo e Facciamo, ecco allora che le migliori esperienze possibili, di apprendimento e crescita, per noi essere umani, sono quelle che facciamo quando ciò che accade in ciascuno di questi tre registri è in armonia e funzionalmente corrisposto da quanto accade negli altri due.

Per questa ragione possiamo dire che fare Counseling consista nella capacità di coinvolgere i propri clienti in attività che possano far emergere e rendere riconoscibile cosa accade e come nei loro tre registri del Sentire, Pensare e Agire, fargliene fare esperienza, in modo che da questa possano ricevere la spinta necessaria per muoversi verso i suoi possibili miglioramenti.

Dalla Psicologia della Gestalt riceviamo un importante insegnamento su cosa rende possibile la buona interazione tra ciò che Sentiamo, Pensiamo, Agiamo.

Dal modo in cui siamo/stiamo in contatto con ciò che Sentiamo, Pensiamo e Agiamo, ne deriva l’interazione e la funzionalità e, conseguentemente, la qualità del contatto/interazione che abbiamo con l’ambiente e con qiunque entriamo in relazione.

La relazione di counseling è un’esperienza di positivo, sano, ben funzionante ed efficace contatto counselor-cliente, che rende possibile, per il cliente, il fare esperienza di un buon contatto tra i propri registri del Sentire, Pensare e Agire; questo si trasforma in un’esperienza dalla quale il cliente può apprendere, e fare propri, migliori modi di contattare gli altri e il proprio ambiente, modi utili e funzionali  a meglio affrontare i propri problemi.

Questo è quanto accade in una relazione di Counseling, quando funziona bene!

Per questo diciamo che “Counseling è Cambiamento”, cambiamento delle modalità di contatto e di relazione con l’ambiente, alias “l’altro” delle, e nelle, nostre relazioni interpersonali.

Il Counseling rende possibile questo cambiamento facendo leva, innanzitutto, sul cambiamento del contatto con se stessi.

Per fare questo, il counselor accompagna i propri clienti lungo sentieri di consapevolezza “ancorati al sentire”, aiutandoli ad ascoltare emozioni, sensazioni, sentimenti, aiutandoli a scoprirne il senso ed i più sani collegamenti con i vari comportamenti possibili.

Per poter fare questo, il counselor fa Yogging con i propri clienti!

“Lavorando” sulla qualità del contatto tra ciò che il cliente sente, pensa e fa, relativamente agli accadimenti che lo stanno mettendo in difficoltà.

Tale “lavoro” è ciò che qualifica e caratterizza la relazione di Counseling.

Il counselor aiuta il cliente a contattare, in modi nuovi, emozioni, sensazioni, immaginazioni, desideri, principi etici e morali, norme e valori personali e sociali.

Attraverso queste nuove modalità di contatto, il cliente vive nuove esperienze, relative allo stato delle cose riguardanti le proprie difficoltà, e da queste nuove esperienze trae orientamenti e stati d’animo che lo inducono a muoversi verso comportamenti più funzionali alla positiva gestione delle proprie problematiche esistenziali.

Il counselor gestisce la relazione di counseling coinvolgendo il cliente, confrontandolo colloquialmente e con la proposta di esercitazioni varie, di contatto intro ed esterocettivo, riportando il tutto a tre questioni fondamentali:

  1. cosa senti?
  2. cosa fai?
  3. cosa pensi?

Muovendosi, insieme al cliente, tra i registri della realtà e quelli dell’immaginazione (cioè facendo Yogging, ben sapendo che per la mente, a certe condizioni, non c’è differenza tra reale e immaginario!) il counselor sostiene il “confezionamento” di nuove esperienze per il cliente e per se stesso.

Le tre questioni del Cosa senti? Cosa fai? Cosa pensi? Ripetutamente proposte al cliente, sono altresì, dal counselor, continuamente rivolte a se stesso (Cosa sento? Cosa penso? Cosa sto facendo?), per tenere vive le necessarie risonanze/dissonanze relazionali, che il counselor sfrutta strategicamente, riportandole nella relazione di Counseling.

Per questo una, tra le definizione di Counseling che preferiamo, è quella che dice:

<<Il Counseling è una forma d’aiuto professionale praticato, principalmente, in forza dello specifico e particolare modo di stare con se stessi in relazione con gli altri, gestendone le dinamiche di comunicazione, con intenzioni e pratiche orientate ad avviare-rilanciare-sostenere, nell’altro, sviluppi di consapevolezza tali da migliorare significativamente le sue capacità/possibilità di affrontare le situazioni problematiche che sta vivendo.>>

La bravura di un counselor è una funzione della qualità del contatto che è in grado di gestire con i propri clienti; tale qualità non è mai una funzione diretta di alcuna conoscenza teorica, ma è sempre una funzione degli stati di consapevolezza personale-relazionale del counselor.

Questi stati di consapevolezza sono una risultante delle pratiche di conoscenza di sé e di ascolto propriocettivo a cui il counselor si è dedicato, in particolare, nel corso della propria formazione in counseling e, in generale, in tutta la sua vita, prima e dopo la formazione in counseling stessa.

Nel Counseling, è la qualità del contatto counselor-cliente che, per il cliente, “si fa esperienza”; un’esperienza in grado di produrre cambiamenti/miglioramenti nel proprio modo di percepire se stesso, gli altri e l’ambiente; un’esperienza che lo motiverà a muoversi verso quei cambiamenti che gli permetteranno di meglio affrontare le difficoltà che sta vivendo.

Il counselor, quindi, è una sorta di facilitatore esistenziale.
Nel cliente, facilita la rielaborazione degli stili di pensiero e di comportamento, dei modelli ideali e degli stati d’animo, delle analisi/valutazioni del passato e del presente e delle progettazioni del futuro; lo fa facendo leva sul “sentire” del cliente e sulle sue possibili rivisitazioni; lo fa valorizzandone le potenzialità soggettive, mettendone in luce, nella relazione stessa di Counseling, le relative possibilità di espressione e sviluppo; lo fa mettendo in atto forme di comunicazione interpersonale gentili, empatiche e compassionevoli, che sostengono il contatto e lo qualificano (fra queste, fondamentale è il ricorso ad un particolare modo di gestire i feedback); lo fa perché ha imparato a stare lui stesso in contatto con se stesso e con l’ambiente nel quale, e col quale, vive, lavora, collabora.

 

IL CONTENUTO DI QUESTO ARTICOLO E’ PARTE INTEGRANTE DEL MANUALE PER LA FORMAZIONE IN COUNSELING, in questo stesso blog pubblicato.

Per saperne di più, clicca qui: https://www.pragmacounseling.it/il-manuale-per-la-formazione-in-counseling/

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Domenico Nigro Counselor.

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